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Bellazzi Federico

Prigioni e prigionieri nel Regno d’Italia. Seconda edizione

Firenze, Tipografia militare, 1866

In 8 grande, pp. 166 + (2b) con tavv. sinott. n.t. Cart. ed. Testo su due colonne. Saggio relativo alla situazione carceraria italiana nei primi anni postunitari: "la condizione dell’edificio carcerario italiano" – scrive l’A. – "è la somma delle cause opponentisi al conseguimento di uno almeno dei tre scopi di una buona teoria d’imprigionamento, che sono nell’impedire le evasioni, la mutua corruzione dei detenuti, le recidive". Le carceri italiane sono tali da non riuscire a porre un argine alla corruzione dei prigionieri ma anzi sembrano in qualche modo alimentarla: "spesso accade di trovare nel medesimo camerone rinchiusi lo adolescente colpevole di un primo fallo, e lo scellerato dai bianchi capegli". Bellazzi critica in particolare il fatto che imputati e condannati siano mescolati: "così il peggiore dei sistemi d’incarcerazione, quello che ricorda i più barbari tempi della dominazione romana fino ad epoca non molto remota, può dirsi ancora in vigore in Italia". Il peggiore dei sistemi di carcerazione è quello che considera la prigione non ad puniendos sed ad continendos homines, ovvero "un semplice luogo di deposito, nel quale si custodiva tanto il condannato che doveva passare alla galera o al patibolo, quanto l’accusato tradotto innanzi al magistrato". L’A. procede quindi all’analisi di una serie di dati statistico comparativi fra i quali spese consumate per le carceri giudiziarie e per le case di pena, condannati evasi dai bagni marittimi e dalle carceri, confronto del sistema carcerario e penitenziario tra Francia e Italia, fatti punibili commessi dai detenuti dei bagni penali, ecc.

SKU: cat. n.165

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