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Corsari e processi. Titoli da rileggere di Gian Luca Favetto

Ci sono libri che, anche solo a sfogliarli, è come passeggiare fra le idee: ne peschi una ogni due righe. Puoi soddisfare la tua curiosità e coltivare dubbi. A questo servono di solito i libri fatti di libri, i cataloghi. E Delinquenti, in effetti, è un catalogo. Ma speciale. È un’enciclopedia di storie. Lo ha architettato Alessandro Santero, bibliofilo e libraio antiquario piemontese, raccogliendo in cento pagine 323 titoli. Lo ha pubblicato con il marchio della Libreria Coenobium di Asti e la prefazione di Alberto Capatti. Dieci capitoli, introdotti ciascuno da un esauriente paragrafo illustrativo: spaziano dal castigo alla guerra di corsa, dalle carceri ai manicomi. Brevi riassunti delineano le vicende di «uomini vinti dal loro nemico più forte: il potere», annuncia la quarta di copertina. Trovi avventure e sventure in libri preziosi, antichi, dimenticati, che trattano i temi dell’emarginazione e del controllo sociale. Titoli come Theorie nouvelle d’économie sociale di Pecqueur e Sull’incremento del delitto in Italia e sui mezzi per arrestarlo di Lombroso, Torino sotterranea illustrata di Gioda e Idées génerale de la revolution au XIX siecle di Proudhon. E poi, libelli cinque e secenteschi, decisioni del Conseil de prises sulle imprese dei corsari, regolamenti e regi decreti. Ci sono dei delitti e delle pene. E sempre ci sono uomini, quelli che li commettono e quelli che le comminano.

Da “la Repubblica”, 8 ottobre 2010


Lo spioncino retrospettivo di Alberto Capatti

Uno dei dispositivi acquisiti nel corso del XIX secolo nella costruzione delle carceri, al fine di permettere all’autorità una visione meticolosa e approfondita del corpo e dell’anima dei detenuti, era lo spioncino. Grazie ad esso la guardia scrutava e studiava gli ospiti di ogni cella. Questo osservatorio, oltre che regolamentare, si rivelava intimo, con un occhio che appariva e spariva, a comando e a piacere, dietro una piccola anta, e un detenuto non protetto dall’anonimato del proprio numero.
Il lettore di questo catalogo è nella stessa postura della guardia, e, attraverso i verbali (del libraio) o le testimonanze fornite dai “casi” stessi, può penetrare non solo nelle celle della questura o del bagno penale, ma sulle scene stesse di delitti ed entro le mura manicomiali. L’universo qui descritto, in rapporti, fascicoli e libri, richiede attenzione, curiosità e un gusto particolare per i dettagli, e, una volta chiamato il numero (del catalogo), lo si può interrogare a fondo ricostruendo fatti e detti, stilando, a futura memoria, un nuovo verbale. Lo spioncino infatti è retrospettivo e focalizza eventi e persone, delitti e miserie del passato, con un particolare esito, di istruire il lettore a considerare il nuovo contesto carcerario e sociale come l’erede di quello otto-novecentesco, anche se dotato di sensori, di microspie e di telecamere invisibili ad occhio nudo.
Leonardo Sciascia (citato in questo catalogo al n° 128 ) raccomandava di leggere nelle cronache palermitane dell’inquisizione un antefatto della nostra idea di giustizia. Non renderemmo giustizia al suo insegnamento, se non facessimo di queste carte, di una sola di esse, una chiave di decifrazione del presente in cui delitti e pene, follie e cure sociali affiorano, senza sosta, nella cronaca e nei libri senza, apparentemente, avere il passato violento che esse hanno. Consigliare, a questo punto, un numero preciso, un titolo, prestigiosi per rarità o ineludibili per bizzarria, sarebbe impossibile, come suggerire, per la riforma carceraria, le visite delle dame di carità, o imporre ai cittadini, a comando, di piangere sulle altrui miserie. Ogni lettore sa bene quale numero e quale titolo scegliere, ed a lui e al suo spioncino lasciamo intera libertà di prelazione, con il consolante pensiero che ogni pellagrosa, ogni pazzo di Aversa, ogni catena ed ogni percossa, sottratti al segreto, servano, nudi e crudi, oltre che alla riforma della giustizia, alla nostra morale.



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Questo è il nostro catalogo “Un lungo sessantotto”.

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