In 8, pp. 93 + (1b) + (1) + (1b) con tavv. sinott. n.t. Dedica autogr. dell’A. al fr. Rinforzo al d. Br. ed. Indagine storico-statistica sul suicidio in Italia nel quinquennio 1866-70. L’A. ritiene che alla letteratura e al teatro si debbano imputare l’aumento del suicidio: "è innegabile che assaissimi romanzi moderni e le più gran pare delle tragedie recitate sopra le nostre scene abbiano avuto una forte attinenza colla riproduzione tanto vasta del suicidio, o almeno con la infiltrazione nella società delle idee inchinevoli ad esso […] Frattanto i romanzi costituiscono il libro di lettura veramente universale, tanto più pericoloso, quanto più accessibile ai meno addottrinati, ed il teatro, stato sempre la scuola delle moltitudini adulte, è immensamente più appetito e frequentato. Credo che i reggitori della società, i quali si mostrano impensieriti dell’aumentare dei suicidi, debbano ben porre mente a queste due grandi sorgenti di esso". Il numero dei suicidi in Italia fra 1865 e 1870 è di 4264 persone che – scrive l’A. – "nel brevissimo spazio di 5 anni hanno tolta la vita colle proprie mani […]. Sembrano cifre da non credersi! massime che il bellissimo cielo italiano, vero sorriso del Creatore, sembrerebbe che dovesse far sentire a tutti amabilissima la vita!".
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