In 8, pp. 44. Usuali fioriture della carta. Br. rifatta con carta coeva. Testo in cui l’ingegnere Vincenzo Greco, nativo di Cerisano (Cosenza), ricostruisce in terza persona le vicende relative alla costruzione del ponte sul fiume Crati in Calabria, vicende che lo coinvolsero direttamente. Sulle prime, a cusa dell’eccessiva melmosità del suolo, si decise che il ponte doveva essere di legno. Poi si stabilì al contrario di "farsi il ponte Crati in fabbrica". Greco si impegnò, stabilendo un nuovo contratto con la Provincia, di rifare "la platea generale, alzare pile e spalle 12 palmi…". Gli ingegneri inviati dalla direzione dei Ponti e Strade cominciarono tuttavia a criticare i lavori di Greco "ora biasimandolo, ora compiangendolo, ora appellandolo pazzo…Ma sempre affermando che l’opera del ponte Crati non si potea far in fabbrica in un suolo melmoso!". Nonostante le avverse condizioni Greco portò a compimento l’opera. Ma – scrive – "la felice riuscita della grande opera del Ponte Crati troppo incrementò il numero dei potenti nemici del Greco!". Si riteneva infatti da più parti che il ponte sarebbe caduto alla prima piena del fiume. Prosegue quindi il racconto delle vicende che per 31 anni opposero per l’appunto il costruttore alla Direzione generale Strade e Ponti.
SKU: 40 n.1436
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