In 16, pp. 32 con foto in b/n n.t. Br. ed. Opuscolo di grande fascino e interesse che raccoglie articoli pubblicati dall’A. tra il 1912 e il 1913 su "Folla" accompagnati da foto d’epoca. Gli scritti, che forse risentono dell’influenza delle storie milanesi di Paolo Valera, disegnano immagini di una Torino "sconosciuta, sepolta negli angiporti, nella miseria" popolata da un’umanità "scissa da quella ufficiale, un’umanità ignorata. L’umanità dei bassifondi. Un’umanità che casca giù a tocchi, che si decompone nella bara delle sue lunghe agonie fameliche, che si sfascia, si sbrindella, si rovescia, si voltola nel grande dramma dei cenci con dei rantoli disperati". Gioda raccoglie "le più tipiche figure dei marciapiedi torinesi. Sono i pazzotici, gli squlibrati, i mentecatti delle visioni che errano per ogni dove e che portano per la città il ghigno beffardo o la lagrima compassionevole" con i passanti che li scansano come lebbrosi. Mario Gioda, anarchico-sindacalista, poi fascista (fu il primo segretario della federazione fascista), morì nel 1924.
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