In 4 (cm 22 x 30), pp. 179 + (9). Testo su due colonne. Pagine intonse. Brossura editoriale. Antonino D’Antona fu un medico chirurgo, autore anche di numerose opere in campo chirurgico. Finì sotto processo imputato di omicidio colposo per un caso di responsabilità professionale. Un paziente da lui operato nella casa di cura dell’ospedale della Pace, nell’ottobre del 1900, morì qualche settimana dopo l’intervento. Si trattava, secondo il chirurgo, dell’esito naturale della malattia. Tuttavia all’autopsia era stata rinvenuta nella cavità addominale una garza chirurgica dimenticata durante l’operazione. Su richiesta dei parenti del paziente, si aprì un processo. Dopo una prima conclusione di non luogo a procedere, per mancanza di indizi nel 1901, fu avviato un secondo processo nel 1903. Nel febbraio 1904 si aprì la discussione della causa davanti a tutto il Senato riunito in Alta Corte di giustizia, sotto la presidenza di Gaspare Finali. Dopo un dibattito lungo, reso laborioso anche dalla complessità dei diversi pareri peritali, D’Antona venne assolto per non aver commesso il fatto. Nella memoria dell’opinione pubblica, però, il nome del chirurgo restò fatalmente legato per molto tempo a quel processo.
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