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Giuseppe Aiazzi

Ragioni per le quali la Ditta tipografico-libraria Guglielmo Piatti acconsentì alla risoluzione del contratto stipulato colla I. e R. Accademia della Crusca per l’impressione e vendita della quinta edizione del Vocabolario della medesima

Firenze, Tipografia di Tommaso Baracchi, 1847

In 8 (cm 14,5 x  22), pp. 31 + (1 bianca). Annotazioni manoscritte con grafia coeva ai margini delle pagine. Brossura muta coeva. Pubblicazione in cui sono spiegati i motivi che condussero l’editore Guglielmo Piatti a rescindere il contratto con l’Accademia della Crusca per la pubblicazione, a dispense, della quinta edizione del Vocabolario. Vennero pubblicati i 3 fascicoli iniziali e poi fu sospesa la pubblicazione dei successivi. In pratica i collaboratori revisori dell’Accademia della Crusca continuavano ad apportare nuove correzioni, bozza dopo bozza, sulle stesse parti, facendo aumentare a dismisura il lavoro dello stampatore che – si legge – “si affaticava come un cane” lavorando a ricomporre di nuovo le medesime pagine, giorno dopo giorno, “nel fare e nel disfare come accadeva alla tela di Penelope”. Da qui discendeva anche un aumento dei costi della manodopera per Piatti visto che sei/sette mesi erano stati impiegati per portare a termine un lavoro che si sarebbe potuto eseguire comodamente in due mesi e mezzo. Seguono, punto per punto, le accuse mosse da Piatti all’Accademia e la pubblicazione finale della Lettera di Rosso Antonio Martini al senatore Francesco M. Buondelmonti del 1737 in relazione alla precedente ristampa del Vocabolario, la quarta, per mettere in luce le differenze con la quinta ristampa affrontata da Piatti.

SKU: 38 n.18539

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