In 8, pp. VIII + 306 + (2b). Timbro dell’editore al p. ant. e al fr. Mancanze al p. post. e foro all’ultima c. di sguardia. Danni rip. al d. Sporadiche bruniture. Intonso. Br. ed. Fa parte della "Biblioteca Antropologico-Giuridica", serie I, vol. XXX. Ed. orig. di una delle più note e importanti opere di quest’A., nato a Tessano (Cosenza) nel 1867, conosciuto per le innovative teorie sulla psicologia collettiva, che contrastavano con le idee conservatrici di Cesare Lombroso, e per il suo originale progetto pedagogico noto denominato "demopedia". Rossi introduce il concetto di "psiche collettiva", che può esprimersi in forme sane (di questa l’A. tratta nel volume Psicologia collettiva), o in forme patologiche. Il pensiero dell’A. sembra tuttavia dominato da una visione pessimistica della psicologia della folla, poiché ritiene la folla primigenia, quella che rappresenta l’embrione della società, sempre criminosa. Nella prima parte, Rossi si sofferma sull’analisi dei casi di psiche collettiva morbosa: la suggestione a due, la coppia pazza ed idiota (Don Chisciotte e Sancho Panza), la coppia spiritica, madre e figlio, coppia a distanza, l’epidemia psichica, traumi psichici, la forza della suggestione, i flagellanti, il sabba, ossessioni e roghi, fenomeni medianici, la folla criminale, i criminali, i mendichi, i disertori, grida, canti e danze criminali, ecc. Interessante notare come Rossi si avvalga spesso di esempi tratti dalla letteratura per dar conto di alcuni casi (Manzoni, Tolstoj, Cervantes). L’opera si conclude con l’analisi dei sistemi di educazione della folla.
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