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Alongi Giuseppe

Polizia e delinquenza in Italia

Roma (Soriano nel Cimino), Ufficio dell'Agente di P. S. (Tip. Sistina 1886), 1887

In 16, pp. 164. Lievi mancanze ai p. Br. ed. Rara ed. orig. di questo saggio di grande interesse, la cui seconda edizione, la sola ad essere commercializzata, uscì nello stesso anno. Alongi sostiene che formalmente della polizia si parla bene, ma "se dal campo delle discussioni accademiche scendiamo in quello della vita reale e quotidiana, ci troviamo, senza transizione alcuna, di fronte ad un ambiente diametralmente opposto, parandocisi innanzi un sentimento unanime di avversione pel personale di polizia, alto o basso che sia […] è inutile dissimularselo: questa antinomia dello spirito pubblico, questa avversione ora aperta e sfacciata, ora finemente dissimulata, è generale più che non paia e non si pensi". L’A. si chiede quindi da dove nasca questo sentimento: forse dal ricordo delle vecchie polizie irresponsabili, sfrenate e arbitrarie del dispotismo, tuttavia oggi essa "è limitata dalle leggi, reclutata e disciplinata rigorosamente in uno Stato ove associazioni, stampa e Parlamento denunziano ogni più piccolo eccesso di zelo di essa". Una controspinta a quest’odio sarebbe potuta derivare se l’azione della polizia si fosse esercitata anche in certi servizi di pubblica utilità: tuttavia "la nostra legislazione ha cumulato tutti i servizii positivi negli Uffici Comunali, divenuti competenti ed onnipotenti per volontà di un gruppo organizzato e cointeressato di elettori che vi attendono come tutti ormai sanno e riunito negli Uffici di polizia tutto quanto vi ha di negativo e odioso". La principale causa di dissenso è rappresentata dal fatto che la polizia è un istituto eminentemente conservativo che si trova nel punto in cui il principio di autorità si scontra con quello di libertà e fa da argine all’esplicarsi delle energie individuali. L’A. procede poi ad un’analisi della criminalità in Italia sostenendo come debbano essere rimosse all’origine le cause della criminalità e come non serva quindi confidare in un intervento risolutivo quando la delinquenza ha ormai tutte le possibilità di sviluppo. A tal fine ritiene fondamentale l’educazione, l’istruzione dei bambini: "datemi un asilo infantile in ogni comune, ove il fanciullo entri a tre anni e ne esca a sei, per entrare fino agli otto nella scuola popolare […] togliete il ragazzo all’ambiente morboso e letale della famiglia corrotta e corruttrice […] Istruzione popolare obbligatoria negli asili infantili […], educazione continuata nelle scuole serali e estive; riformatorii e scuole agricole ed industriali per i parassiti della società; società di patronato e malleveria severa per pervertiti, pei caduti; cura continua, paternamente rigorosa, spoglia di fiscalismo opprimente e di odiosità poliziesca: ecco un sistema di prevenzione logico, giuridico, organico, naturale, evolutivo e salutare".

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