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SACCONI Pietro

Nei Galla. Lettere del Signor P. Sacconi. In: L’esploratore organo ufficiale della Società d’esplorazione commerciale in Africa. Anno VII. Fasc. IX. Settembre 1883

Milano, Alfredo Brigola (ma tip. Bellini), 1883

In 8, cm 20 x 27,5,  pp. da 305 a 336. Brossura editoriale. Importante articolo che occupa le pp. 308 – 313 e contiene 2 lettere del Sacconi da Harrar in data 17 giugno e 7 luglio 1883. Nella prima di queste si informa che alla notizia che Menelik si fosse recato a Gerger, presso gli Ittu Galla al fine di muover guerra contro Harrar, forte di 15 abissini, ‘tanto io che due altri miei compagni, il signor Reimbaut ed il greco signor Costantino Rigos, punti da vaghezza di di sincerare le cose, determinammo di recarci in luogo’. E’ questa la seconda  testimonianza pubblicata della presenza di Arthur Rimbaud in Africa, in particolare del suo lungo soggiorno in Harrar. La notizia, nell’articolo di Sacconi presenta una nota a margine nella quale si specifica che ‘Reimbaut, agente della casa francese in Harrar. I veri europei in Harrar sono cinque: Rembaut, noi due fratelli e due miei nipoti’. Il Sacconi, commerciante ed esploratore piacentino, risulta presente in Somalia a partire dal 1869 dove visitò molti territori inesplorati. Nel 1872 sfuggi fortunosamente alla morte dopo esser stato catturato da una tribù locale ma perse tutti i suoi averi. In seguito si diede al commercio di bachi da seta con il Giappone e tornò in Africa dove, in Harrar, conobbe il poeta francese con il quale famigliarizzò. La descrizione del viaggio in compagnia del poeta è redatta con puntualità dal Sacconi: il Lago Aromoja, quello di Ahdelli, la vallata di Arojobota. Le popolazioni che incontrano risultano avere una attitudine ‘poco benevola… contegno del resto reso naturale dal fatto che noi siamo i primi europei che vedono’. I territori descritti risultano ridenti e maestosi, bellissime praterie con copiose mandrie di cavalli e bovini, rigogliose euphorbie, pini, ginepri, olivi selvatici ecc. In fine giungono ad Uvorobelli dove sono ospitati dal Bokò del luogo e da questo  ragguagliati sui movimenti di Menelik. Passata la notte la compagnia tornò in Harrar. Nella seconda lettera Sacconi annuncia la sua prossima partenza per ‘le frontiere del temuto Ogaden’, in essa ringrazia i fratelli Bienenfeld di Trieste che ‘porsero sempre il destro di compiere i miei progetti’. In una nota posta in calce, L’Esploratore nota come questo tentativo abbia, grazie alla maggiore pratica ed esperienza del Sacconi, abbia maggiori possibilità di quello azzardato dal Haggenmacher, che morì ucciso nell’Aussa. In realtà, anche l’esploratore piacentino subirà questa stessa sorte il 12 agosto del 1883 e, a questo proposito, Rimbaud sosterrà che la causa della tragedia fosse dovuta alla pessima composizione del personale e all’ignoranza delle guide. Inoltre sostiene come il Sacconi avesse un comportamento che andava contro le abitudini, il costume religioso e i diritti degli indigeni.

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