In 16 (cm 12,5 x 20), pp. 16. Piccola galleria di tarlo all’angolo superiore esterno delle pagine. Brossura muta rifatta. Pubblicazione con il testo della legge sul divorzio del 20 settembre 1792. Allo scoppiare della rivoluzione francese, fu introdotta la legge con la proclamazione dei diritti dell’uomo. Infatti l’art. 7 della Costituzione del 3 settembre 1791 reputò il matrimonio semplice contratto civile, e così implicitamente si ammise il divorzio. In seguito, con questa legge del 20 settembre 1792, fu regolata la materia e fu lasciata facoltà ai separati di domandarla personalmente. Successivamente cominciò una lenta reazione, specialmente incitata dalle insistenze del clero francese. Non si tardò ad abolire la legge del 20 settembre 1792 e a farne una nuova, che fece parte del Codice Napoleone, in cui fu mantenuto, ma ristretto, il divorzio e fu introdotta anche la separazione personale facoltativa. La legge del 20 settembre 1792 si può certamente considerare la prima legge sul divorzio nel diritto moderno nei paesi cattolici (nei paesi di religione protestante era già infatti in vigore dal 1600). Nel 1800, la legge dalla Francia si diffuse anche in altri paesi (Gran Bretagna, Germania, Svizzera, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Grecia). In Italia vi furono tentativi di introdurre la legge del Codice napoleonico in tema di divorzio nella seconda metà dell’800 e nel Parlamento postunitario. Tuttavia, in Italia e in Spagna, paesi fortemente cattolici, la legge sul divorzio venne introdotta solamente nel 1970 e nel 1981.
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