In 8 (cm 18,5 x 25), pp. (8) + 133 + (2) di indice + (1). Legatura in piena pergamena coeva con danno al piatto anteriore e schiaritura al piatto posteriore. Qualche foro alle carte di sguardia. Edizione originale della prima e unica parte pubblicata di questa rara opera di Ettore Donati, nato a Correggio nel 1595. Compì studi a Bologna, Mantova, Firenze e Roma. Prese quindi la croce di Santo Stefano con diploma conferitogli da Ferdinando II nel 1623. Dedica iniziale dello stampatore Luca Franceschini ad Agnolo Acciajuoli, marito di Piccarda Donati del ramo fiorentino della famiglia Donati. L’opera è dedicata alla figura di Licurgo, il legislatore spartano a cui Plutarco dedicò la nota biografia. Donati scrive infatti nel testo introduttivo: “Ho la penna in mano, stimolato a’ suoi usi, da non so qual prurito. Perplesso della materia, mi si presenta un Plutarco; ei mi presenta Licurgo”. Ampia parte è riservata alla tematica femminile, in un’ottica di critica e condanna dei comportamenti della donna, che, partendo dalla storia/leggenda di Licurgo, si estendono poi a considerazioni generali sulla natura femminile. Nei primi capitoli, si discute dell’empietà della femmina, della credulità delle donne nelle cose d’amore, del bisogno delle donne di dimostrazioni d’amore, della circospezione delle donne nell’amore, dello sdegno e della garrulità donnesca, ecc… Secondo Plutarco, Licurgo assunse il comando del Regno di Sparta dopo l’assassinio del padre e del fratello maggiore. Quando scoprì che la regina, sua cognata, aspettava un figlio, dichiarò che, nel caso in cui fosse stato maschio, la dignità regale sarebbe spettata al nipote ed egli avrebbe esercitato la reggenza come suo tutore. La donna gli propose però un accordo: si sarebbe sbarazzata del neonato, a condizione che egli la sposasse una volta salito al trono. Licurgo finse di aderire al patto e promise che, una volta nato, avrebbe assassinato il bambino. Invece, quando giunse il momento del parto, si fece portare il neonato, e, tenendolo tra le braccia, lo mostrò ai suoi concittadini proclamando: ‘Ecco, o Spartani, il vostro re’. Nella seconda parte dell’opera compaiono poi considerazioni sull’operato del Principe e – secondo alcuni – Donati volle nelle sue parole alludere al suo difficile operato in qualità di Segretario di Stato di Siro di Correggio e alle traversie che egli dovette affrontare fino a quando per sentenza imperiale Siro fu privato del Principato e Donati passò al servizio del Duca di Modena Francesco I. Cfr. Tiraboschi, “Biblioteca modenese”, vol. II, parte IV, 1782, p. 223.
SKU: 55 n.2140
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