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Beltrani Scalia Martino

Lettera al sig. Cav. Federigo Bellazzi sul libro Prigioni e prigionieri

Firenze, Tip. delle Murate, 1867

In 8, pp. 60. Danni rip. al d. Br. ed. Polemica innescata dalla pubblicazione dell’opera Prigioni e prigionieri di Federigo Bellazzi: "a sentir lei" – scrive Beltrani Scalia – "l’Amministrazione delle carceri non è che una beata sinecura, inetta, irresoluta, inerte, ritrosa, anzi ribelle, sprezzante i savi consigli, sdegnante i più utili suggerimenti, di null’altro capace che di scialacquare i tesori della nazione e di mantenere le tradizioni di un vecchio passato". Bellazzi riteneva necessario "rifare a nuovo tutte o quasi le carceri del Regno" attraverso lo stanziamento di una cifra straordinaria ma anche attraverso le somme derivanti dalla cessione a privati dei vecchi fabbricati e dei beni demaniali. Bellazzi si scagliava anche contro l’incapacità del governo che non era stato in grado di fondare adeguate case di custodia per minori sull’esempio di quanto accadeva, invece, in Francia. Riteneva inoltre ingiusto rinchiudere in prigione minori non ancora condannati e presentava a testimonianza di questo due elenchi di 15 minorenni nelle carceri di Ancona e Bari. Coloro che venivano condannati a brevi pene, avrebbero potuto scontarle in una casa di custodioa invece che in un carcere. Così risponde Beltrani: "ella è d’avviso che i giovanetti condannati a brevi pene debbano venire assegnati in una casa di custodia […]? Crede ella che valga la pena di gravare lo erario di spese di trasporto, per mandarlo in uno stabilimento, a null’altro fare che a sciupare materie prime senza nessun profitto per lui – con dispendio della finanza?".

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