In 8, pp. 45 + (3b). Sottolineature a matita n.t. Br. ed. Ed. orig. di questo discorso tenuto da Raffaele Garofalo (1852-1934), uno dei principali esponenti dell’antropologia criminale insieme a Cesare Lombroso ed Enrico Ferri, sull’importanza dell’istruzione primaria come uno dei più importanti deterrenti alla criminalità minorile. Il saggio contiene anche una lucida disamina delle condizioni del sitema scolastico di fine Ottocento. Secondo Garofalo ciò che manca è "la scuola educatrice dei sentimenti, la scuola che possa in qualche modo sostituire, nelle classi povere e incolte, quella educazione morale che […] può dare soltanto una madre". Alla scuola non si possono domandare miracoli – sostiene – tuttavia il sistema scolastico in Italia non si cura assolutamente dell’educazione dei fanciulli anche perché spesso gli insegnanti non hanno scelto la professione guidati da un reale interesse, quanto dalla mancanza di un altro lavoro sicuro. Il giovane che non può darsi alle professioni liberali cui aspirava è costretto "a insegnare la grammatica e l’aritmetica a ragazzi della plebe che non conosce e per i quali non prova altri sentimenti che la ripugnanza e la noia".
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