In 8 (cm 14 x 20,5), pp. 192. Firma di possesso al piatto anteriore. Brossura editoriale con etichetta applicata al piatto anteriore. Saggio dell’agronomo Luigi Pavese sull’importanza di porre rimedio al secolare problema delle terre non coltivate in Italia. Da una recensione al volume pubblicata su “La critica sociale”, n. 23, 1-15 dicembre 1914: “Se invece di buttare i miliardi nelle sabbie dell’Eritrea e della Libia, i governanti italiani avessero pensato a ‘colonizzare’ l’Italia, ben altri frutti ne avrebbero ricavati per il Paese. Non la morte di migliaia di giovani, ma il lavoro e la ricchezza nazionale. Il problema è trattato nel libro dell’agronomo Luigi Pavese…elegante volume di circa 200 pagine con il quale l’autore ha voluto che l’attenzione dell’opinione pubblica convergesse sopra un punto di capitale importanza per l’avvenire economico dell’Italia, trattandosi di dare una soluzione alla questione secolare delle terre incolte, affinché, conquistandole al lavoro, si generi…il benessere nelle famiglie e nel proletariato…”. Ampio spazio è dedicato all’Agro romano e alle paludi pontine, alle altre terre incolte d’Italia (maremme toscane, napoletane, pugliesi, joniche); terreni incolti e malarici in Calabria, Sicilia e Sardegna. L’Autore propone come soluzione l’assunzione delle terre per conto dello Stato senza il versamento del prezzo d’espropriazione. Se i proprietari dei terreni si rifiutano di mettere in atto i procedimenti necessari al miglioramento della loro terra, secondo l’Autore lo Stato è autorizzato ad acquisire i terreni senza pagare il prezzo per l’espropriazione. I capitali che lo Stato avrebbe dovuto corrispondere vanno invece destinati all’impianto di nuove aziende.
SKU: 38 n.18135
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