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TESTA Riccardo

Dentro. La torre di pietre – La casa delle chimere – Ultime (1921 – 1931)

Bra, Tipografia Braidese, 1932

In 16 (cm 14,5 x 20,5), pp. 80 con 1 tavola fuori testo (ritratto dell’autore di Primo Zeglio). Brossura editoriale con riparazione all’angolo inferiore del piatto anteriore. Si allega fascetta di pubblicità editoriale. Edizione originale, rara, della raccolta di poesie di questo autore pressoché sconosciuto ma di notevole interesse. Irregolare e difficilmente classificabile, Testa gravitò inizialmente tra il gruppo di intellettuali e attivisti torinesi dell’Ordine Nuovo di Antonio Gramsci e quello di Pietro Gobetti. Dai ricordi dei Torinesi, che parteciparono alla vita culturale e politica durante i primi anni di avvento al potere di Mussolini (Andrea Viglongo, Terenzio Grandi), traspare la figura di una sorta di stravagante ‘aspirante poeta maledetto’, con trascorsi da ladro, forte bevitore ma anche dedito alla morfina. Fattorino al telegrafo e poi all’Avanti, in seguito impiegato con medesime mansioni all’Ordine Nuovo, venne cacciato dalla redazione per aver rubato le uniche cose che avessero un valore: le pistole che, in quei momenti difficili, venivano tenute a portata di mano dopo le prime incursioni delle squadre fasciste. Grazie all’intervento di Andrea Viglongo, fu assunto da Piero Gobetti come tuttofare, il quale, avvisato dei suoi precedenti, lo prese ugualmente affermando che tanto presso di lui non avrebbe trovato pistole da portar via. Di questo periodo, lo stesso Testa scrisse un commovente ricordo in Ricordi Piemontesi, pubblicato nel 1948 da Primo Zeglio. Nella ‘Notizia’, introduttiva alla raccolta a firma di Velso Mucci, non si fa mistero dei trascorsi dell’autore che ‘hanno a più riprese, in questi anni, interessato i cronisti e l’opinione pubblica… Riccardo Testa è ancor oggi mal conosciuto, o meglio, di lui il pubblico conosce soltanto il male, le malfamate peripezie… per giudizio di un grande psicologo, Testa è immorale…’. La nota informa ampiamente del suo essere autodidatta, dell’aver letto libri rarissimi ma di non conoscere opere famose: Baudelaire, Verlaine, Campana: ‘tanto più il suo malessere e la sua stanchezza fisica aumentano, tanto più il suo linguaggio diviene puro e poetico… allora escono dalla sua bocca distorta e misera osservazioni sulla biologia degli uomini e sentenze mirabili… Nella sua miseria… egli è giunto a un canto semplice e universale… una potenza lirica quale è assai rara nella letteratura dell’ultimo ventennio’. Tutto questo è mirabilmente sintetizzato nella ancora più rara fascetta di pubblicità editoriale che alleghiamo a questo esemplare: ‘Un nuovo Villon? Carcere o manicomio? Ultimo poeta maledetto. L’autore fu in manicomio ed è in carcere’. Successivamente alla pubblicazione di questa raccolta verrà imprigionato per antifascismo, si convertì quindi al cattolicesimo, in seguito parteciperà alla resistenza nel bresciano diventando il rappresentante della Democrazia Cristiana nel C.L.N. Giovanna Viglongo, Noterelle gobettiane, pp. 59-60. Grandi, Ultimo sprazzo di scapigliatura piemontese in: ‘Almanacco Piemontese’, 1976.

SKU: 29 n.5219

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