In 8, cm 15,5 x 22, pp. 178. Brossura editoriale con dorso rifatto. Edizione originale rara in cui Calenda rilanciava la tesi del decentramento istituzionale, “cioè la gestione degli affari negli scompartimenti del territorio del Regno a fronte del potere centrale, per quanto concerne tutela dell’ordine pubblico, finanze, lavori pubblici, agricoltura e commercio”. Si trattava in definitiva di una proposta molto simile ai progetti fatti propri dal Alinghetti nei primi anni dell’unificazione, e si configurava la regione come un “consorzio obbligatorio tra le Provincie che la compongono per le spese relative: 1º agli Istituti d’istruzione superiore, agli Archivi Storici, alle Accademie di belle arti; 2º ai lavori pubblici per fiumi, torrenti, ponti, argini e strade…” e a poche altre attribuzioni. L’affermazione del C. di volere un decentramento istituzionale e non burocratico era contraddetta dal sistema di rappresentanza proposto: un governatore come commissario regio e un consiglio di delegati delle province. L’autorità non proveniva democraticamente dal basso ma scendeva oligarchicamente dall’alto.
SKU: 40 n.5208
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