In 8 (cm 14 x 21), pp. 55 + (1 bianca). Fioriture al piatto anteriore. Brossura editoriale. Scritto polemico di Giuseppe Biasi, pittore, illustratore e incisore nato a Sassari nel 1885, che qui rispolvera la sua laurea in giurisprudenza per una “comparsa conclusionale” – come indicato nel titolo – di accusa alle scelte della direzione artistica della prima e seconda Quadriennale d’arte di Roma e al sistema dell’arte italiano in generale. Allo scritto, che si sviluppa sotto forma di una serie di pensieri o aforismi, fece poi seguito “I parenti poveri. Postilla alla comparsa conclusionale sulle Quadriennali”, entrambi pubblicati a spese dell’Autore. Così recita l’incipit: “Chi scrive queste note, molti anni or sono, ha valicato un fiume. Sull’altra sponda era rimasta tralasciata una povera toga di avvocato, gettata come si suol dire alle ortiche, che mai si sarebbe tornati indietro a riprendere. Oggi, il pittore torna indietro per riprenderla”. Biasi fu escluso dalla Quadriennale del 1935 e qui si scaglia contro Cipriano Efisio Oppo, segretario della mostra, reo di non avere considerato l’arte sarda. Aspramente criticata da Biasi anche la figura di Carlo Carrà che, insieme a de Chirico, aveva dato vita alla corrente della pittura metafisica, guardata da Biasi con estrema diffidenza, affascinato com’egli era, invece, dal Primitivo e dal Primitivismo. Scrive a proposito di Carrà: ” Perché Carrà non ha mai saputo disegnare una virgola. Ed ha, di santissima ragione, turlupinato tutti gli abracadabratori della critica. Né bisogna dargli torto: ha fatto quello che poteva. Suo torto, è stato, invece, esagerare nella convinzione di essere ormai invulnerabile. E precisare… uscire dalla macchia d’umido e lanciarsi nella composizione e nel disegno… compromettersi… Disgraziato! La pagherà cara”.
SKU: 29 n.5211
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