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Kotzebue, Antonio Subotich (traduttore)

La gioventù e lo spirito alla prova ovvero il commediante senza sapere d’esserlo. Farsa…ridotta appositamente per l’attore di nove anni Armando Subotich

Firenze, s.e., 1823

In 8 (cm 14 x 20), pp. 22 + (2 bianche). Brossura decorata coeva. Conservato all’interno un piccolo tassello cartaceo con la scritta “Si vende in Milano da Francesco Sonzogno di Gio. Battista Stampatore e Librajo Corsia de’ Servi N. 596″. Interessante e poco comune seconda edizione di questa operetta con la traduzione italiana della farsa tedesca di Kotzebue ambientata nel mondo dei comici (nel 1822 fu stampata a Verona la prima). Il protagonista della farsa è un bambino di nome Giulietto, figlio del capocomico Roberto, che deve sostenere diverse parti ovvero il cantiniere milanese, il parrucchiere italiano, l’attore francese, il macchinista veneziano, l’abbigliatrice fiorentina, il suggeritore napoletano, il poeta tragico. Il protagonista della farsa fu in effetti un bambino di 9 anni, Armando Subotich che diede prova di sé nei diversi dialetti e nelle caratterizzazioni dei personaggi. La farsa si apre con una captatio benevolentiae da parte del padre, Antonio Subotich, che è anche il traduttore del testo, “Pregiatissmi Signori e Signore… sosterrà otto differenti caratteri in diverse lingue e dialetti; pensate ch’egli non ha che nove anni, ponetelo sotto l’egida della vostra clemenza…”. Armando Subotich, attore triestino, cominciò a recitare in giovane età, come molti figli dei comici, mettendosi in luce per le doti di eclettismo. Fu noto in particolare, in età matura, per il ruolo di Arlecchino ma non riuscì ad uscire da un mondo teatrale minore, di provincia, fatto di lazzi comici dialettali e di scarso pubblico pagante come si legge in un volume su Trieste del 1930: “il lepido e più volte sboccato Arlecchino, caratteristico genio della bassa comicità di Trieste, il quale agisce in uno o nell’altro teatro, in un baraccone, o all’aperto, secondo le vicende della vita, e danza vestito da donna la ‘Subotich-polka’…  Subovich, avvezzo ai trionfi e ai rovesci, che per sbarcare il lunario pianta un baraccone sul piazzale del vecchio macello, battezzandolo Nuovo Anfiteatro Grande. Il povero concittadino, già vecchio, risuscita il suo repertorio a prova di bomba, rinverdisce tutti i suoi lazzi per far ridere lo scarsissimo pubblico…” (Riccardo Gurresch, Vecchia Trieste, 1930).

SKU: 38 n.19091

180,00 €

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