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Anonimo

Imitazione fraudolenta di marchi di fabbrica. Sentenza della Corte d’appello

s.l., s.e., 1894

In 8 (cm 15,5 x 22,5), pp. 25 + (1 bianca). Alcune annotazioni manoscritte a matita nel testo. Brossura editoriale. Sentenza della corte d’appello, impugnata nel ricorso della Ditta Buchy Strangman contro Francesco D’Andrea. Non presente l’anno di stampa ma 1894 circa. La Buchy Strangman, ditta tessile con sede a Sarno, aveva registrato alcuni marchi di fabbrica, nello specifico un cavallo in atto da corsa con la criniera dispiegata al vento ed una stella disegnati su un’etichetta triangolare rossa e un’altra etichetta di colore cilestre con due cavalli disposti l’uno contro l’altro in atto di correre. In seguito accadde che Francesco d’Andrea, fabbricante di Sarno di canape, avesse riversato sul mercato dello spago da calzolaio con marchi e distintivi di fabbrica somiglianti a quelli della Buchy Strangman per cui questi fecero causa a D’Andrea. Giacomo Filippo Buchy nacque nel 1836 a Piedimonte d’Alife dove il padre, in rapporti di affari con la manifattura Egg, si era stabilito con tutta la famiglia verso la fine degli anni venti dello stesso secolo. Giacomo Filippo Buchy per qualche tempo visse in Irlanda interessandosi di filatura meccanica, poi fece ritorno nell’Italia meridionale e si stabilì a Sarno nel 1873, dove insieme all’irlandese Strangman, rilevò la piccola fabbrica di organdis, fondata dallo svizzero Rodolfo Glarn. L’organdis è un tessuto simile al velo, fabbricato in origine con filato organzino di seta, leggero e trasparente molto raffinato, usato specialmente per confezionare abiti femminili. Lo stabilimento Buchy-Strangman divenne in poco tempo una rinomata fabbrica non solo di filati di cotone e di lino, ma anche di spago per calzolai, producendo i tre marchi: Cavallo, Stella e Mano che conquistarono i mercati internazionali. I prodotti Buchy erano esportati in Canada, in Australia e in molti paesi orientali. La sua manifattura arrivò ad occupare fino a 1.500 operai e Giacomo Filippo, dopo essere stato insignito della commenda del Regno d’Italia, fu anche sindaco di Sarno dal 1895 al 1897, avviando a soluzione i problemi dell’acqua potabile, della viabilità e dell’illuminazione elettrica e lasciando poi alla città il palazzo Buchy, principesca dimora della famiglia e testimonianza della cultura industriale del tempo, opera dell’architetto Antonio Curr. Cfr. Monica Lautieri, ‘Industrie manifatturiere e mondo tessile nell’Antica Provincia di Terra di Lavoro’, 2017.

SKU: 38 n.19239

80,00 €

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