In 8, pp. 42 + (2b). Lieve alone violaceo al marg. int. delle cc. Br. ed. dec. Saggio storico relativo all’evoluzione del sistema carcerario nei secoli. L’A. sottolinea in apertura come sin dai tempi antichi la punizione oscillasse tra "l’estrema dolcezza" e "l’estrema crudeltà": questi "due principii furono la libertà politica, da cui sorse la dignità, e la prerogativa del cittadino; la schiavitù politica, e la domestica, da cui venne il disprezzo d’ogni dritto d’umanità". Nella storia delle civiltà antiche, quindi, o la prigionia era del tutto bandita o era portata all’estremo grado di esasperazione. Durante il Medioevo, le punizioni si fanno crudelissime: "dileguato ogni carattere di legalità, l’imprigionamento accompagnato da tutte le sue crudeltà fu in pratica per tutta Europa, e divenne l’istrumento delle passioni brutali". Fu a partire dalla seconda metà del Settecento che cominciarono a diffondersi nuove teorie sulla prigionia. Nicolai sottolinea in particolare le teorie riformatrici di John Howard e di Bentham, e le riforme dei vari sistemi carcerari europei. L’A. si sofferma poi sulla situazione nel Granducato di Toscana elencando i principali penitenziari esistenti.
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