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REMONDINI Giuseppe

Catalogus alter recentior librorum omnium quorum vel unicum, vel pauca tantum exemplaria venalia prostant venetiis apud Josephum Remondini et filios continens libros tum latinos tum italicos partim veteres ac rariores, partim etiam recentiores & eximios qui in variis Europae Regionibus editi sunt

Venezia (o Bassano), Remondini, 1785

In 16, cm 10 x 17, pp. DXXXVIII. Brossura muta editoriale. Raro catologo che testimonia quello che può essere sicuramente definito il periodo di maggior fulgore della stamperia remondiniana. Giuseppe II (1745 – 1811) seppe dare ‘…straordinario impulso soprattutto alla calcografia, – estese le relazioni fino alla Spagna, ebbero allora smercio grandissimo immagini di santi che quantunque triviali tornavano a casa cambiate in oro – . Egli divenuto conte e legato da strette relazioni d’amicizia e d’affari al patriziato veneziano e alla nobiltà veneta, tese a modificare i caratteri generali dell’azienda, affiancando ai tradizionali prodotti di ampia diffusione, generi più fini…’. Egli aveva rilevato l’azienda, sorta nella metà del XVII secolo, da Giuseppe I (1672 – 1742) e da Giambattista (1713 – 1773) che furono ‘…solidi mercanti, dalle forti personalità, impegnati soprattutto nello sviluppo delle imprese di famiglia…’. Dopo Giuseppe II, la stamperia si avviò verso un inesorabile declino gestito dal Conte Francesco (1777 – 1820) e dalla figlia Teresa Gioseffa (1817 – 1873). All’epoca della stampa di questo catalogo, i Remondini potevano contare su ben 4 cartiere e impiegavano almeno 32 torchi calcografici, 4 per le carte decorate, 18 torchi tipografici e una fonderia di caratteri. Negli anni ’80 del settecento, secondo quanto affermato da J. De Lalande, sulla base di notizie riferitegli da G.B. Verci e dallo stesso Giuseppe, si potevano contare più di 1000 operai dei quali quasi cento erano addetti alla miniatura delle stampe mentre 15 svolgevano l’attività di incisori a bulino e all’acquaforte. Sicuramente questo, tra i tanti cataloghi pubblicati a partire dalla metà del XVIII secolo, rappresenta uno dei più cospicui per numero di pagine (538) e presenta migliaia di titoli con prezzi e descrizioni in italiano, sia antichi che moderni suddivisi per ordine alfabetico e, loro volta, suddivisi tra opere in latino e in italiano.  Al confronto con cataloghi di altri librai, è possibile riscontrare come il numero di opere straniere sia particolarmente esiguo. Insieme a moltissime opere di carattere religioso e di classici,  troviamo importanti testi in lingua come il Dante di Aldo del 1502, lo stesso con il commento del Daniello del 1568 e quello del Vellutello del 1564, una sola edizione dell’Orlando Furioso nell’edizione di Arezzo del 1756, l’edizione incunabula del Petrarca stampata dallo Zami a Venezia nel 1497, quelle con il commento del Vellutello del 1538 e le due del Giolito del 1544 e del 1558. Tra le opere scientifiche (in verità non molto presenti)  è possibile citare l’Istoria e dimostrazioni intorno alle macchie solari, le Operazioni del compasso geometrico (1649), il Dialogo nell’edizione del 1632 di Galileo, alcune opere del Lancisi, il Commercium philosophicum tra Leibnitz e Bernoulli. Maggiormente presenti invece, opere di carattere medico come ben 10 diversi titoli dell’Haller, l’Opera omnia di Galeno (Giunta 1586), e molte altre edizioni stampate con questo autore, opere riguardanti l’architettura come quelle del Branca, del Labacco, dello Scamozzi (Idea dell’Architettura universale del 1615), l’economia e la politica. Tra queste: Broggia, Trattato de’ tributi e della moneta, La felicità pubblica considerata nei coltivatori di terre proprie (anonima ma opera di G. B. Vasco), il Saggio di economia civile del Donaudi delle Mallere ecc.Diversi anche i titoli di argomento gastronomico e alimentare come il Cuoco francese del La Varenne, il Cuoco maceratese di Antonio Nebbia ecc.  De  Tra le opere di letteratura settecentesca compare poi l’edizione italiana de I dolori del giovane Werther, tradotta dal Grassi ed edita a Poschiavo.   Infelise, Marini, Remondini. Un editore del settecento, p. 79. N. 13. Zotti Minici, Le stampe popolari dei Remondini, p. 18

SKU: 30 n.1674

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