In 4 (cm 24 x 30,5), pagine numerate da 58 a 101 copertine comprese con 1 tavola ripiegata con un saggio di Buckminster Fuller dal titolo “The Year 2000″. Brossura editoriale con la bella immagine pop in copertina raffigurante l’astronauta con casco ma senza volto. Estratto editoriale dal numero del febbraio 1967 della rivista Architectural Design. Il numero fu curato da John McHale (1922-1978), artista e sociologo scozzese che spesso ragionò e scrisse sul tema del futuro come nel saggio “The Future in the Future” (1969) che è in qualche modo preannunciato qui. Scrive McHale in una frase iniziale a mo’ di esergo: “The future of the past is in the future. The future of the present is in the past. The future of the future is in the present”. Molte tavole con riproduzioni fotografiche di modellini di progetti, realizzati da studenti, con tipologie di navicelle e stazioni spaziali, capsule, rifugi lunari, sottomarini, soluzioni per espandere l’attività dell’uomo nello spazio e sugli altri pianeti. Sono veicoli che contemplano l’Outer and Inner Space, fungono da microcosmi del mondo terrestre per garantire la sopravvivenza dell’uomo: mondi in miniatura controllabili dall’architetto. Il numero si interroga quindi sul senso che dovrà avere nel futuro l’architettura in rapporto alle nuove tecnologie. Queste non dovranno dettare all’uomo le forme dell’ambiente umano, ma essere usate per determinare e costruire il tipo di ambiente che sarà l’uomo a decidere in una logica – quindi – di controllo della tecnologia da parte dell’uomo e non di sottomissione a questa. Nel testo introduttivo, nella sua visione di quello che, nel 1967, era il lontano 2000, Buckminster Fuller pone in campo una prospettiva che mette “l’uomo al centro” in una sorta di umanesimo del Futuro: sarà l’uomo il protagonista, non le tecnologie o i processi di automazione, e le relazioni fra gli uomini avranno una rinnovata centralità.
SKU: 34 n.1232
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