In 8, pp. 16. Br. muta Stemma xil. al f. Testo con il quale si tabilise in Torino la Stamperia Reale, attraverso una società. Questa iniziativa fu caldeggiata dal Favetti il quale già in precedenza aveva tentato una analoga iniziativa, frustata da Carlo Emanuele III sia a causa della guerra (successione polacca) sia per la mancanza di garanzie sul controllo delle opere. Nel 1740 il Favetti, reduce da un viaggio in Francia nel quale aveva studiato e visitato le migliori tipografie, riproponeva l’iniziativa avendo posto i necessari correttivi. In particolare Favetti, al fine di alleggerire per i partecipanti l’onere economico, stabiliva la divisione della società in 24 carature, un quinto di queste sarebbero state offerte agli stampatori del paese, intesisia come università, sia come singoli. Il re, dopo una favorevole relazione del D’Ormea, concedeva la sua approvazione a certi deteminati patti, quali l’annuale relazione finanziaria, l’uso di personale qualificato, l’obbligo di fornirsi di caratteri, iniziali ornate, fregi della migliore qualità ecc. La società dei tipografi rifutò l’invito a partecipare,mentre due dei suoi membri presero una quota cadauno (Zappata e Bertolero). Venne impiantata la tipografia con il materiale acquistato dal Chais, proto venne nominato Antonio Campana e la sede venne stabilita ove già era allogata la stamperia del Chais. Rarissimo documento che porta l’indicazione ‘nella stamperia reale’, dicitura che qui compare per la prima volta e che nell’elenco delle pubblicazioni di questa tipografia redatto dal Pugno, non compare. Pugno, V, pp. 31 segg.
SKU: 24 n.408bis
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